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Quota 100: I conti dell’INPS non tornano!   - BlogFinanza.com

Quota 100: I conti dell’INPS non tornano!  

Come spesso siamo abituati da diversi anni ormai in Italia, i conti non sempre tornano! Nel caso di quota 100, Lo Stato deve integrare la pensione di chi lavora in nero! Come farà? L’INPS lancia nuovamente l’allarme dei conti in rosso.

Che fare allora?

Purtroppo il sistema di riforma Quota 100 non piace ad Alberto Brambilla, il Presidente di Itinerari Previdenziali e consigliere di Matteo Salvini in tema previdenza sociale.

Dopo il report pubblicato non molto tempo fa, con cui sono stati posti dei dubbi sulla sostenibilità della riforma delle pensioni, oggi A. Brambilla attacca nuovamente il sistema imposto dalla riforma sulla Quota 100.

Egli afferma che questa iniziativa favorisce solo coloro che lavorano a nero e comporta dei costi ulteriori per lo Stato rispetto a quelli preventivati. Il Perché è molto semplice; devono essere integrati tutti gli assegni pensionistici perché inferiore al minimo di legge consentito.

Brambilla ha parlato nuovamente di Quota 100 e della riforma delle pensioni in uno studio elaborato, insieme a Giovanni Gazzoli. Le loro analisi partono dai dati pubblicati dall’Inps in base al numero di domande che sono state presentate per Quota 100.

E’ l’INPS a mettere in risalto alcune incongruenze che non fanno purtroppo ben sperare per il prosieguo della misura.

Riforma pensioni: quota 100

Riforma pensioni: quota 100

Quota 100: è boom di richieste al Sud!

Purtroppo come spesso accade i conti (dati alla mano) sono ben diversi da quelli teorizzati. Sono poco più di 53.000 le domande presentate per accedere a Quota 100. L’Inps conferma che il 42% delle domande proviene dal Sud.

Secondo A. Brambilla:

questo dato rivela una vera e propria incongruenza con quanto invece avviene in campo previdenziale, a dimostrazione che qualcosa non sta funzionando.

Le richieste di pensione con Quota 100 su base territoriale non sono in linea con quanto avviene solitamente in campo previdenziale.

A differenza di quanto sta succedendo con Quota 100, per la pensione di anzianità il maggior numero di richieste è stato presentato al Nord (48,4%) seguito dal Centro con il 29%. Solamente il 21,2% delle richieste invece fa riferimento al Sud.

Si tratta di dati che devono fare riflettere tutti gli esponenti del governo!

Ci si aspetterebbe per Quota 100 percentuali in linea, visto che entrambe fanno riferimento all’anzianità.

Si sosteneva alla vigilia dell’introduzione di Quota 100 che il maggior numero delle richieste sarebbe arrivato dal Nord Italia; a conti fatti, invece, la situazione è ben diversa.

Quota 100 agevola il lavoro nero!?

Certamente questo strumento potrebbe favorire il lavoro nero e non il ricambio generazionale. All’interno del report presentato, si nota che:

Questa distribuzione territoriale di Quota 100 verrà confermata difficilmente la pensione anticipata andrà a favorire il ricambio generazionale nel mondo del lavoro come previsto dal Governo.

Questo perché Quota 100 si inserisce in un ciclo economico negativo!

Al Sud Italia nonostante la mole di richieste ci saranno molte meno assunzioni rispetto alle uscite anticipate viste le difficoltà economiche che attraversano molte aziende meridionali.

Anche nel Nord Italia, dove i dati sono inferiori alle attese, non ci sarà quel ricambio generazionale che si sperava.

C’è poi un altro aspetto da considerare:

Molte delle richieste pervenute dal Sud Italia (sulle quali l’Inps non ha ancora espresso una valutazione definitiva) prevedono un assegno molto basso in caso di pensionamento, in alcuni casi persino inferiore al minimo previsto dalla legge.

D’altronde andare in pensione prima comportasse una riduzione dell’assegno non è un segreto e probabilmente questo è uno dei motivi per cui molti lavoratori del Nord Italia hanno deciso di non accedere a questa misura.

A tal proposito Brambilla si chiede:

Come faranno coloro che percepiscono un assegno molto basso a sopravvivere, considerando anche il divieto di cumulo pensione/reddito previsto da Quota 100.

La soluzione, specialmente per i lavoratori autonomi, potrebbe essere quella di continuare a lavorare in nero.

Per via del divieto di cumulo di redditi imposto a chi usufruisce di Quota 100, molti della classe dei commercianti, artigiani, piccolissimi imprenditori, accederà alla prestazione anticipata ma è probabile che continui a lavorare intestando l’azienda alla moglie o al figlio. Dunque, un aumento del lavoro irregolare o sommerso.

Lo Stato deve pagare per le pensioni sotto il minimo?

L’altro aspetto interessante da considerare è questo:

Per tutte le pensioni inferiori al minimo previsto dalla Legge spetterà allo Stato mettere mano agli assegni riconoscendo loro l’integrazione al minimo.

Come noto, quando la pensione è inferiore ad una certa soglia:

  • 507,42€ per il 2018,
  • 513,01€ per il 2019;

Lo Stato deve riconoscere un’integrazione dell’assegno variabile a seconda del reddito.

Nel Sud Italia, il numero delle richieste presentate è superiore alle aspettative. Questo comporterà un onere extra (e probabilmente non previsto) per lo Stato. Il rischio è quello di dover integrare al minimo la maggior parte delle pensioni.

Il perché è presto detto:

molte delle domande presentate in Sud Italia per l’accesso alla pensione con Quota 100 appartengono a delle categorie professionali con dei modesti importi legati alle pensioni a calcolo per via dei modesti contributi versati.

Si tratta di un onere aggiuntivo che probabilmente il Governo non aveva previsto e che porterà ad un aumento dei costi di Quota 100. Una misura particolarmente onerosa per i conti pubblici che ancora oggi non è stata presa in considerazione con le giuste precauzioni!

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Sull'autore

Tommaso Piccinni

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