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Taglio alle pensioni d’oro: cos’è e come funziona la nuova Riforma Pensioni

In merito a quanto annunciato dal governo e in campagna e elettorale dal movimento 5 stelle, dal 2019 prende il via la riforma delle pensioni, con il taglio delle pensioni d’oro.

Da diverso tempo se né è parlato e finalmente arriverà a destinazione tra pochi mesi. Si parla intanto anche di una nuova Riforma Pensioni che prevede non solo il taglio delle pensioni d’oro ma anche l’innalzamento delle pensioni minime.

Taglio alle pensioni d'oro - festeggiamenti del movimento 5 stelle

Taglio alle pensioni d’oro – festeggiamenti del movimento 5 stelle

Taglio alle pensioni d’oro

A seguito del via libera in merito al taglio dei vitalizi degli ex deputati e il ricalcolo per i loro assegni in base al metodo contributivo, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, ha annunciato che a breve arriverà il taglio alle pensioni d’oro.

L’idea iniziale era di tagliare solo le pensioni aldi sopra dei 5.000 euro; tale soglia è poi stata abbassata fino a 4.000 euro.

La metrica utilizzata? Quella di decurtare tutte le pensioni dei soggetti che non hanno versato una quota di contributi tali che possano dare diritto ad un assegno di pensione così alto.

Si noti anche che tutto l’importo che il governo ricaverà dal taglio di queste pensioni, sarà utilizzato esclusivamente per aumentare le pensioni minime INPS e come tale portare le minime a 780 euro.

Le pensioni minime verranno anche rinominate in: pensioni di cittadinanza.

In breve, quello che succederà è questo: le pensioni verranno integrate fino a 780 euro. Ma si tratta solo di integrazione alle pensioni più basse di tale soglia.

Anche se ancora nella fase delle ipotesi, siamo certi che il percorso, anche se lungo e percorso potrà portare sollievo a quei cittadini che oggi prendono una pensione inferiore ai 500 € e che non riescono neanche ad arrivare a fine mese.

Riforma Pensioni: quali sono le pensioni d’oro?

Purtroppo in Italia esiste un esercito di pensionati che, a discapito dei lavoratori che hanno lavorato una vita intera per ricevere una pensione di appena 500 €, ricevono trattamenti previdenziali molto alti. Questi nella maggior parte dei casi, hanno una pensione addirittura 10 volte più alto il trattamento minimo INPS, ovvero sopra i 5.018,19 euro.

In base alle statistiche fornite dal Sole24Ore, tutti i soggetti titolari di queste pensioni sono 158.347.

Per ogni pensionato d’oro si conta un importo medio annuo di circa 85.151,15, per un importo complessivo che impatta sulle casse dello Stato per oltre 13 miliardi di euro annui.

Non si tratta altro se non di numeri folli secondo il vice premier Luigi Di Maio. Questo vuole arginare a tutti i costi tale privilegio mediante un taglio netto delle suddette pensioni e lo vuole fare soprattutto per tutti quelli che non hanno versato mai i corrispondenti contributi dal quale si evince la giustificazione di tale pensione. In breve, come per i vitalizi si vuole effettuare anche in questo caso, un ricalcolo con il metodo contributivo.

Taglio alle pensioni d’oro: modalità d’intervento

Allo stato attuale però non vi sono ancora le modalità attraverso le quali il governo intende intervenire per risolvere il problema. Allo stesso tempo possiamo dire che sono state proposte alcune possibili ipotesi sulla base della realizzabilità del taglio.

Vi è però un altro elemento da considerare. Il taglio è imposto esclusivamente per le pensioni che superano i 4000 €. Da queste pensioni il governo intende tagliare per redistribuire ai più poveri.

Il taglio e di conseguenza l’effettivo assegno riguarda solo le pensioni che superano i 4.000 euro e come tale verranno ricalcolate in base al sistema contributivo, ovvero in base ai contributi versati. Se questi sono tali da giustificare un tale assegno, la pensione rimane invariata, diversamente verrà decurtata.

In altre parole, l’obbiettivo del ministro è colpire tutti quegli assegni d’oro non giustificati. Tutti riceveranno un assegno in base ai contributi versati nella proprio carriera lavorativa. Questi sistema potrebbe ristabilire il principio di equità sociale fra i cittadini.

Qual è la differenza tra metodo contributivo e retributivo?

Al fine di comprendere meglio questa operazione si deve considerare la differenza che intercorre tra metodo contributivo e metodo retributivo.

Metodo retributivo:

Viene considerato quel sistema secondo cui la pensione viene liquidata sulla base delle ultime retribuzioni percepite a prescindere dall’importo complessivo dei contributi versati. Attenzione, perché questo metodo non si applica ai lavoratori.

Metodo contributivo:

L’assegno pensionistico viene calcolato in base all’ammontare complessivo dei contributi versati durante l’arco della vita lavorativa del pensionato. Questo sistema vale solo per i lavoratori.

Questa è in breve la disuguaglianza che il ministro del lavoro vuole eliminare per sempre. Il primo metodo era utilizzato solo per gli ex deputati, mentre il secondo era ed è ancora utilizzato per tutti i lavoratori.

Pensione di cittadinanza

Con il taglio dei vitali a codesti soggetti e con le somme recuperate saranno utilizzate per aumentare le pensioni minime. Ma come saranno utilizzati questi nuovi fondi?

Qui entra in gioco un’altra misura principe del Movimento 5 Stelle, ovvero la pensione di cittadinanza.

In breve si tratta di una misura rivolta a tutti i pensionati che non hanno un reddito sufficiente per vivere in modo dignitoso. Solo a questi verrà dato loro un adeguata pensione. Il tutto avviene, come detto prima, in base ad un adeguamento delle stesse pensioni minime, ovvero un integrazione che porta gli assegni inferiori a 780 euro a tale somma.

Taglio dei vitalizi

Intanto, con tanto di hashtag #byebyevitalizi, arriva il taglio definitivo dei vitalizi degli ex parlamentari.

Si tratta di un momento storico, almeno per il simbolo che rappresenta questa decisione che dopo oltre 30 anni sancisce un principio chiaro: se hai versato i contributi allora il vitalizio ti spetta, se non hai versato no.

Queste sono state le parole utilizzate dal vice premier Luigi Di Maio.

Si tratta in pratica di un principio di giustizia sociale, secondo cui ognuno riceverà per quanto ha contribuito.

Cerchiamo di comprendere meglio come funzionavano fino ad oggi le pensioni dei parlamentari.

Per tutti i parlamentari, ovvero per tutti coloro che hanno lavorato per esempio 3 anni in Parlamento, non si potrà più percepire un assegno medio di 6.000 euro come avveniva fino ad oggi, ma invece riceveranno un assegno in base a quanto hanno versato.

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Sull'autore

Tommaso Piccinni

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