Ancora una volta il tema di discussione che si tiene al governo riguarda la questione pensioni 2016 e la possibile uscita anticipata dal mercato del lavoro. Quello delle pensioni 2015 e delle pensioni per il 2016 è il tema caldo al centro dei vari dibattiti politici ed istituzionali con scontri, botta e risposta anche su canali televisivi.
Tra i temi più discussi, oltre all’uscita anticipata anche quella proposta da Calessi, che ha sottolineato l’idea di come non si debba utilizzare la pensione per sostenere i costi dell’assistenza e anzi, è giusto mettere una distinzione netta tra pensioni e sostegno in merito alla reversibilità.
Il governo valuta anche la possibilità di introdurre degli elementi di flessibilità, di equità e quindi un possibile aumento delle pensioni minime per il 2017. I fondi per far questo, potrebbero arrivare dai tagli alle pensioni d’oro e ai vitalizi parlamentari. Ipotesi non voluta però da tutti i parlamentari. Renzi però smorza un po’ i toni sostenendo che al momento i soldi per un possibile aumento delle pensioni minime non ci sono.
Pensioni 2016: flessibiltà in uscita e reversibilità
Seguendo quelle che sono le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, in un convegno all’ISTAT, in merito alle pensioni ed in particolare sulla flessibilità in uscita ha annunciato che al momento si sta cercando di affrontare questo problema nella legge di stabilità 2017 solo a condizione che il quadro di finanza pubblica lo permetta. Quindi al momento niente di certo.
Placa gli animi rassicurando anche sulle pensioni di reversibilità affermando che al momento non c’è nulla sulla reversibilità e che ancora non si è discusso e deciso in merito. Chiarisce invece che anche se è una battaglia complicata si sta discutendo sull’uscita anticipata dal mercato del lavoro ma per farlo servono circa 5-7 mld l’anno per diversi anni e si sta lottando per trovare una via di uscita a costo anche di un’inevitabile penalizzazione per chi decide di ritirarsi prima dal mercato del lavoro.
In questo senso, il governo cercherà di metterà mano al capitolo in merito alla flessibilità in uscita e a quello delle pensioni in occasione della prossima manovra, sulla base anche di quanto è già stato fatto dall’ex ministro Fornero.
Precisiamo sin da dubito, che a detta del sottosegretario, chi usufruirà dello scivolo dovrà mettere in conto una decurtazione dell’assegno a vita che non è recuperabile.
Nannicini conferma anche una possibile revisione della legge Fornero, tema per altro già presente nell’agenda del governo per decidere sulla flessibilità in uscita. Queste non rientrano nella legge di stabilità 2016 e quindi sono state rimandate alla prossima. Per maggggiori approfondimenti in materia, potete consultare Legge di stabilità 2016: NO pensioni anticipate, NO IMU, SI taglio IRES
E’ una battaglia complicata quella che il governo deve affrontare anche perchè servono circa 5-7 mld l’anno per alcuni anni e per forza di cose, per far rientrare i conti pubblici, devono essere penalizzate le uscite anticipate dal mercato del lavoro. Il tutto deve però essere seguito in un’ottica di equilibrio tenendo presente anche il rapporto tra le generazioni per evitare i problemi di cassa.
Secondo quanto trapelato, una proposta presentata da Tito Boeri e alla quale il Governo sta lavorando prevede un’uscita anticipata dal lavoro a partire da 63 anni e 7 mesi, 20 anni di contributi effettivi e un importo minimo maturato di 1.500 euro (cd. importo soglia), alla quale verrà applicata una riduzione quali del 10% sull’assegno mensile.
Nel caso poi il lavoratore non raggiungesse questa soglia minima, il datore di lavoro può versare i contributi necessari al lavoratore per integrare tale assegno. Proposta che a nostro avviso rimarrà chiusa nel cassetto.
Alcune misure proposte nel Piano Boeri potrebbero interessare i cosiddetti lavoratori precoci, ovvero tutti quei soggetti che abbiano una contribuzione prima del 18° anno di età.
In questo caso potranno uscire dal mercato del lavoro senza l’applicazione della suddetta riduzione; a questo sia aggiunge un’ulteriore aumento dell’età contributiva, non più 40 anni contributivi, ma 42 o 43 per la pensione anticipata, raggiunto il quale il lavoratore può uscire indipendentemente dall’età anagrafica.
Damiano e la pensione di reversibilità 2016
Vi è anche un’altra proposta alla quale il governo sta lavorando; la proposta avanzata in Parlamento dal presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano e dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta permetterebbe di lasciare il mercato del lavoro con 62 anni e 35 anni di contributi e una penalità del 2%.
La pealità del 2% è riferita ad ogni anno di uscita anticipata. Anche se la proposta sembra più leggera rispetto a quella sopra enunciata, inquanto prevede un anno in più di anticipo (62 anni e 7 mesi contro i 63 anni e 7 mesi del Piano Boeri), bisogna sempre considerare le aspettative di vita, che di sicuro oggi non sono rosee.
Ancora, afferma che il governo è intervenuto sulla questione della reversibilità ma al momento non vi sono misure in merito alla reversibilità delle pensioni e che non ci sono fonti certe per affermare che ci possa essere un possibile taglio.
Al contrario di quanto affermato però possiamo apprendere nel testo del disegno di legge delega che si fa un esplicito riferimento a questo tipo di pensioni.
Di conseguenza della smentita non vi è traccia al momento inquanto resta scritto il taglio sul decreto legge e per smentirlo basterebbe toglierlo dal disegno di legge. Tutt’oggi ancora esiste anche se Damiano ha affermato che presenterà un emendamento di cancellazione della parte relativa alla previdenza restando invece dell’idea che si debba intervenire solo per la parte inerente l’assistenza.
Pensioni 2016: legge Fornero, precoci, esondati e lavori usuranti
Altra ipotesi proposta dal ministro Damiano riguarda i precoci e prevede un tetto contributivo di 41 anni per tutti i lavoratori precoci, oltre il quale, si può uscire senza penalizzazione indipendentemente dall’età anagrafica. Proposta già più fattibile per tutti i lavoratori e che abbiamo visto nel paragrafo precedente.
Infine, un altra forma di flessibilità, possibile ed immaginabile e quella raggiunta tramite una estensione dell’opzione donna oltre il 2015 anche questa con una revisione della totalizzazione nazionale e che potrebbe agevolare le uscite per quei lavoratori con carriere miste alle spalle.
In merito a questi ultimi 2 punti è meglio chiarire un po’ di cose.
L’ex ministro del lavoro Elsa Fornero, parlando di pensioni in un intervista televisiva, ha manifestato il suo sostegno a favore di categorie quali i lavoratori usuranti, i precoci, gli esodati, ovvero sostiene tutti coloro che al momento sembrano andare contro la sua riforma e che quindi chiedono una revisione della legge Fornero.
Secondo quanto affermato dalla professoressa la massima attenzione deve essere data ai lavoratori precoci, secondo cui dovrebbero essere garantiti con la possibilità di uscire dal dal mondo del lavoro anticipatamente senza penalizzazioni.
Intanto, i lavoratori precoci si fanno sentire anche perchè è da tempo oramai che aspettano una riforma della Legge Fornero che li possa tutelare di più, visto e considerato che avendo iniziato a lavorare già dalla giovane età, potrebbero andare in pensione prima dei 62 anni previsti attualmente.
La proposta dei lavoratori precoci si conforma a quella del ministro Damiano, che consentirebbe di fissare l’uscita dal lavoro con età pensionabile al raggiungimento dei 41 anni contributivi, al contrario di quanto prevede invece la normativa attuale che prevede un continuo innalzamento dell’età pensionabile legata all’aumento delle aspettative di vita che per altro non si conforma con la realtà dei fatti.
In sostanza i requisiti di accesso al prepensionamento, per il triennio 2016-2018 sono diversi; ai lavoratori servirebbe un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi, mentre le donne dovranno maturare 41 anni e 10 mesi.
Le ipotesi di prepensionamento al momento prevedono:
- Quota 100;
- Quota 41;
Quest’ipotesi, prima accantonate,oggi sono state riprese anche se fra le 2 la seconda appare come la più possibile sulla base dello stesso DDL 857 a firma Damiano-Baretta che vorrebbe contestualmente fissare il prepensionamento a 62 anni di età più 35 di contributi con la sola penalizzazione decrescente all’innalzarsi dell’età anagrafica, oltre la quale si potrebbe optare per l’abbandono dell’impiego.
>>Per informazioni in merito potete consultare la nostra categoria riforma pensioni>>
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