La tentazione di chiamarli i “subprime all’italiana” sarebbe forte ma anche eccessiva. Troppo diversi i numeri dietro al fenomeno mutui italiani. Ancora più diversi il mercato e la cultura delle famiglie italiane rispetto a quelle statunitensi nel settore dei prestiti e credito.
I famigerati subprime, i mutui Usa ad alto rischio che hanno causato lo tsunami finanziario dell’estate e che ancora preoccupano le Banche centrali sulle due sponde dell’Atlantico, da noi non sono stati piazzati. Ma nel loro “piccolo” pure i 16 miliardi di euro in mutui vicini al 100% concessi a circa 100 mila famiglie italiane iniziano un po’ a preoccupare gli esperti del settore. Anche perché, a dirla proprio tutta, in teoria non dovrebbero nemmeno esistere non essendo ammessi dalla Banca d’Italia mutui superiori all’80% senza polizze assicurative accessorie.
Così, adesso che un italiano su quattro, secondo il Rapporto Bnl-Einaudi appena pubblicato è a rischio rata, loro, i debitori al 100% della propria casa che fino a ora non hanno fatto altro che ripagarne gli interessi, potrebbero essere i primi a trovarsi in difficoltà. Sono loro, insomma, l’anello debole della catena, proprio come i subprime sul mercato Usa. Secondo Valeria Picconi di Genworth Financial, direttore generale Mortgage Insurance per l’Italia, che si occupa proprio di assicurare le banche sui mutui sopra l’80% “L’esperienza in tutti i mercati mondiali mostra che più è esiguo l’importo dell’anticipo versato dal cliente per l’acquisto di un immobile, maggiore è la probabilità che si interrompa il pagamento delle rate con l’insorgere di difficoltà finanziarie. Anche perché i mutui al 100% vengono generalmente accesi da giovani coppie che non hanno risparmi e l’appoggio finanziario delle famiglie alle spalle oppure, in parte, da immigrati con un lavoro stabile”.
Senza contare che la copertura integrale del sogno-casa di proprietà non è certo data a sconto. Anzi. Il tasso di interesse è come minimo di mezzo punto percentuale più elevato rispetto a un mutuo all’80%. E dunque, queste famiglie sono le prime a subire la pressione di una rata che cresce scombinando i conti già precari di fine mese. Secondo la Picconi “La Banca d’Italia non fornisce la percentuale dei mutui a elevato loan to value (cioè sopra l’80%, ndr) ma le nostre stime unite a quelle di Assofin ci permettono di dire che nel 2007 il 9,4% dei nuovi mutui accesi durante l’anno che si sta chiudendo hanno queste caratteristiche. Una percentuale in crescita rispetto al 7% del 2006 e del 2005. In totale si tratta di un mercato di oltre 16 miliardi di euro di cui 5,9 solo nel 2007”.
Sono numeri importanti che rappresentano il 5% del totale dei mutui accesi in questo momento in Italia sia vecchi che nuovi. Anche se negli altri Paesi europei dove questi prodotti sono presenti da tempo la quota sui nuovi prestiti è molto più alta: il 25% in Spagna, il 20-25% in Germania, il 34% negli Usa, addirittura il 48% in Gran Bretagna dove, dunque, un mutuo su due è acceso sulla quasi totalità del capitale. In Italia questi prodotti sono sbarcati da 4-5 anni con banca Woolwich. Ma negli ultimi due, tre anni sono arrivate tutte le grandi banche per finanziare la love story infinita degli italiani con mattoni, mattonelle, tetti e parquet.
Nomi diversi. Stessi contenuti: per SanPaolo la formula magica è Domus 100%. Per Banca Intesa Mutuo 95. Per il gruppo Unicredit che ormai ha inglobato anche la romana Capitalia Mutuo 100% Top. Per la “francese” Bnl, gruppo Bnp Paribas, Formula 100%. Insomma, gli istituti non si erano nemmeno dovuti spremere le meningi per scatenare la corsa agli sportelli. D’altra parte siamo nel Paese di tutti pazzi per il mutuo visto che i 3,6 milioni in circolazione, per un controvalore di 280 miliardi, sono pari a circa un sesto dello spaventoso debito pubblico italiano, tanto per intendersi.
Ciononostante, a parte le stime Assofin e di esperti del settore come Genworth, non esistono statistiche ufficiali. Alcune banche, come Unicredit, dicono di avere mutui sopra l’80% per una quota pari al 5% dei propri mutui. Ma anche l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, non ha numeri sul fenomeno visto che si tratta di prodotti sbarcati di recente e che dunque non vengono ancora monitorati, come spiega, Gianfranco Torriero, capo economista della stessa Abi. Sempre Torriero getta acqua sul fuoco anche sul caso dei mutui al 100% «in nero» sollevato dal presidente di Mutuionline, Marco Pescarmona, cioè sui mutui concessi formalmente all’80 ma in realtà al 100%, grazie al meccanismo di sopravvalutazione dell’immobile.
Secondo il capo economista Abi «è molto difficile che questo meccanismo, possibile forse in un mercato più aggressivo come quello Usa, sia stato effettivamente utilizzato dalle banche italiane ». Resta da valutare il rischio per l’intero sistema visto che, conclude Picconi, «in Italia i mutui fino al 100% sono più rischiosi anche per le banche a causa della minore garanzia offerta da un immobile comprato completamente a prestito».
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