Come era presumibile, i conti dell’INPS sono in rosso. A nulla sono valse le varie riforme che sono state attuate dai governi che si sono susseguiti al fine salvare il salvabile. A rischio dunque tutte le pensioni se non si trovano dei rimedi urgenti.
Non solo dunque le pensioni future sono a rischio ma anche quelle che ormai sono acquisite. Non ne parliamo poi delle pensioni future! Queste in base a quelli che sono oggi i calcoli, potrebbero addirittura sparire completamente. Solo per coloro che riescono ad avere una vita longeva e quindi hanno la fortuna di arrivare ai 70 anni, e con un lavoro decente, superiore ai 2000 € netti, allora possono ancora sperare di avere una pensione.
Per il resto tutto è a rischio!
La crisi è iniziata all’epoca in cui i debiti dell’INPDAP furono confluiti all’interno dell’INPS grazie al governo Monti. In quell’occasione, al fine di avere una minor spesa pubblica sui conti degli italiani, hanno indebitato completamente l’INPS il quale oggi si ritrova a pagare i debiti dell’INPDAP, a sostenere anche la previdenza sociale. Il tutto con i contributi versati dai soggetti privati.
Intanto è stato chiarito che lo Stato non aiuterà più gli istituti privati, al massimo li affonda! Questo vuol dire che ciascuno dovrà attrezzarsi come meglio crede, quindi anche l’INPS!
E’ proprio la Corte dei Conti a lanciare l’allarme in merito a quello che sta succedendo sui conti dell’istituto.
Secondo le stime, a partire dal 2023 l’Inps avrà un passivo patrimoniale di 56 miliardi di euro. Questo lo ha confermato anche il presidente Tito Boeri, durante un’audizione alla Commissione di vigilanza sugli enti previdenziali.
Nonostante questo, Boeri ha anche precisato che:
se i dati possono sembrare allarmanti, lo sono molto meno se si considera che l’Inps è una parte dello Stato. E se si parla di sostenibilità bisogna guardare al bilancio consolidato di quest’ultimo.
Purtroppo e tutti ormai lo sappiamo, lo Stato Italiano non gode di ottima salute, anzi tutto al contrario, grazie ai debiti ereditati dalla 1° Repubblica. Oggi, si srta cercando di correre ai ripari, tentando di ricercare soluzioni ideali, applicare tagli a manovre aggiuntive per un importo di 3,4 miliardi impostaci dalla UE, nel caso in cui si dovesse parlare di un intervento massiccio per ricoprire le perdite Inps.
Quindi, lo stato da dove prenderebbe i soldi? Si potrebbe parlare di una decurtazione delle pensioni pubbliche. Ma quali? Ovviamente non si parla mica delle pensioni do’oro dei dipendenti statali, le quali già una volta furono cassate dalla Corte. Quindi?
Secondo la sezione del controllo sugli enti non è più «procrastinabile una riforma della governance» in merito all’Istituto di previdenza. Al momento lo scostamento tra i saldi finanziari e quelli economici è dovuto principalmente all’andamento dei residui attivi.
Questo almeno è quanto annunciato dalla Corte dei Conti in merito alla Relazione sulla gestione finanziaria del 2015.
In questo documento si evince chiaramente che i conti economici esposti al netto dell’accantonamento della riserva legale per 2,95 miliardi ridanno un risultato di esercizio negativo per oltre 16,3 miliardi (-12,48 miliardi nel 2014), condizionato da un accantonamento al fondo rischi crediti contributivi per 13,09 miliardi (4,97 miliardi nel 2014).
Sulla base di questi dati, il patrimonio netto è pari a 5,87 miliardi, facendo registrare oggi un decremento sul 2014 di 12,54 miliardi.
Sulla base di tutto questo, quindi, si rivela che:
per effetto di un peggioramento dei risultati previsionali assestati del 2016 (con un risultato economico negativo che si attesta su 7,65 miliardi) il patrimonio netto passi, per la prima volta dall’istituzione dell’ente, in territorio negativo per 1,73 miliardi.
Se si analizza il periodo di riferimento, è facile notare come le entrate contributive segnano un incremento pari a 3,32 miliardi sul precedente esercizio e risultano pari a 214,79 miliardi.
La spesa inerente alla prestazione istituzionale oggi ammonta a 307,83 miliardi, con un incremento rispetto all’anno passato di 4,43 miliardi ascrivibile principalmente all’aumento della spesa per pensioni (+4,26 miliardi), pari in valore assoluto a 273,07 miliardi.
Al momento l’INPS deve far fronte a oltre 21 milioni, di cui circa l’82%. Tra queste vi sono anche quelle provenienti dall’INPDAP!
Nel corso del 2015 poi, sono state liquidate 671.934 nuove prestazioni previdenziali e 571.386 nuove prestazioni assistenziali, con un incremento rispettivamente dell’8,5 per cento e del 6,2 per cento rispetto al 2014.
Infine è possibile leggere nella relazione:
un ripensamento di funzioni e compiti del direttore generale, che ne definisca i confini, alla luce anche del principio di separazione tra attività di indirizzo politico e gestione amministrativa.
D’altro canto, l’accentramento nella figura del presidente dei compiti prima spettanti al Cda non sembra, alla prova dei fatti, aver risolto i profili di problematicità del sistema di governo, anche nei rapporti tra gli organi dell’Istituto.
Questa dunque la situazione attuale dei conti INPS. Un problema dunque non solo per le generazioni future, ma sopratutto per quelle presenti. Co tutto questo, la priorità al momento è il congresso del PD, l’elezioni anticipate e le false alleanze prima o dopo settembre 2017 anche perché diversamente agli attuali parlamentari non spetterebbe il vitalizio!
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