IVAFE: cos’è e come si calcola?
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Oggi parliamo dell’IVAFE, ossia dell’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero; questa si applica sulle persone fisiche che sono risiedenti in Italia, ma che posseggono conti correnti, libretti di risparmio o attività a sfondo finanziario. Ma chi deve pagare questa tassa?
L’Agenzia delle Entrate, essa è dovuta qualora il soggetto detenga:
– partecipazioni al capitale o al patrimonio di soggetti residenti o non residenti, obbligazioni italiane o estere e i titoli similari, titoli pubblici italiani e i titoli equiparati emessi in Italia o all’estero, titoli non rappresentativi di merce e certificati di massa (comprese le quote di Oicr), valute estere, depositi e conti correnti bancari costituiti all’estero indipendentemente dalle modalità di alimentazione, contratti di natura finanziaria stipulati con controparti non residenti, nonché polizze di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione stipulate con compagnie di assicurazione estere;
– contratti derivati e altri rapporti finanziari stipulati al di fuori del territorio dello Stato;
– metalli preziosi allo stato grezzo o monetato;
– diritti all’acquisto o alla sottoscrizione di azioni estere o strumenti finanziari assimilati;
– ogni altra attività da cui possono derivare redditi di capitale o redditi diversi di natura finanziaria di fonte estera.
– Si considerano attività possedute all’estero anche le attività finanziarie detenute, per esempio, in cassette di sicurezza all’estero o tramite intermediari non residenti. Le stock option, invece, sono soggetti all’imposta solo nel caso in cui siano cedibili.
Coloro i quali detengono conti correnti o libretti di risparmio all’estero dovranno pagare 34,20 euro per ciascuno di essi, rapportando l’IVAFE alla quota e al periodo di possesso. Se però il valore medio annuo di giacenza è inferiore a 5.000 euro, il contribuente non dovrà versare l’imposta.
Questo valore medio viene calcolato attraverso la somma dei saldi giornalieri e dividendo il risultato per il numero di giorni di detenzione del rapporto.
Qualora il soggetto detenesse più conti correnti o più libretti presso lo stesso intermediario dovrà valutare la giacenza media di ogni singolo rapporto per il periodo di detenzione e la quota di detenzione (quest’ultima solo in caso di conti cointestati con persone terze) e sommare le giacenze medie senza tener conto dei conti in giacenza negativa.
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