Come ben sappiamo, nella serata di venerdì, si è sparsa la voce che la troika (Bce, Ue e Fmi) ha approvato un pacchetto di aiuti a Cipro che ammonta a 10 milioni di euro. La richiesta iniziale era di 17, ma i tre “tenori” hanno ridotto l’esposizione di 7 miliardi. Dove saranno presi questi soldi non dati? Semplice, dalle tasche dei correntisti.
E questa volta non si tratta di far polemiche o di ipotizzare soluzioni indirette. Quello che sta avvenendo a Cipro, ricordiamo che oggi è attesa la decisione del Parlamento cipriota, è una misura senza precedenti che, in più, rischia proprio di causare un precedente dannoso e molto lesivo alla libertà di uno Stato. Nell’Eurozona c’è, a malapena, un’unione economica e qui, invece, si va già verso una dittatura fiscale-finanziaria.
La scelta della troika, infatti, è quella di imporre a Cipro, per ottenere gli aiuti, un prelievo una-tantum sui depositi con aliquota differenziata tra chi ha sopra e chi ha sotto i 100 mila euro. Insomma, uno stupro economico in piena regola. Un conto in banca non va confuso con un investimento. E’ la proprieta’ a cui tutti abbiamo diritto.
Il quotidiano tedesco Handelsblatt avanza già uno scenario aggiuntivo: quello di estendere l’obbligo di questa misura all’Italia. Secondo il chief economist di Commerzbank, la mediana dei patrimoni italiani è di 164mila euro, mentre nell’economia austriaca la mediana è del 76mila euro. Noi, nel nostro piccolo, ricordiamo che la mediana non è sinonimo di ricchezza, come può essere la media, ma semplicemente di più o meno uguaglianza.
Questo significa che in Italia, in teoria, con un’aliquota del 15% sul patrimonio la crisi del debito potrebbe rientrare. Basti pensare che i beni netti degli italiani sono equivalenti al 173% del Pil, paragonati al 124% della Germania. Avrebbe insomma senso, secondo l’economista, “imporre in Italia una tassa sul patrimonio una tantum”.
“Un’aliquota del 15% sugli asset finanziari sarebbe sufficiente a spingere il debito governativo sotto la soglia critica del 100% del Pil”.
Eccolo il ‘new deal’ in salsa europea. Testare la capacità di sopportazione dei ciprioti (e dei russi che hanno depositi ingenti nell’isola) nel nome della messa in ordine i conti. Sempre nella speranza che lo scontento e rabbia della gente non sfoci in guerre civili.
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